Ci sono dei capisaldi che tali erano e tali sono rimasti. Dentro la Costituzione più bella del mondo:
Art. 1: l’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro;
Art. 4:la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Art. 35: la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Art. 36: il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sè e alla famiglia una esistenza libera e dignitosa.
Art. 37: parità di trattamento fra uomo e donna e tutela del lavoro dei minori.
Art. 38: diritto alla previdenza ed assistenza.
E’ la democrazia non solo la Comunità che entra in crisi quando non si lavora, si lavora poco o si lavora male perché, come detto in precedenza, la nostra Repubblica è fondata sul lavoro non solo in quanto fonte di guadagno, ma anche di rispetto della dignità della persona che da il suo contributo perché questo mondo sia migliore. Non solo la Costituzione, ma le Scritture bibliche, ed in particolare le parabole evangeliche sono un continuo ed incessante invito a far fruttificare i talenti personali, a non attendere in modo passivo a chè qualcosa accada.
Ma come concretizzare quanto solennemente proclamato?
Fondamentale l’ascolto della persona che per i più disparati motivi non ha più un lavoro. alimentando la speranza nei momenti di crisi, per fare il possibile affinchè nessuno percepisca l’inutilità del proprio stare al mondo e l’ascolto autentico mette in crisi perché coinvolge, provoca, richiede la capacità di entrare in relazione creativa e concreta con chi può entrare in gioco nel dare risposte al disagio; ed ovviamente la Politica, nelle sue diverse articolazioni, svolge un ruolo necessario e fondamentale in funzione della visione dell’uomo a cui si ispira nella “costruzione” di strumenti che favoriscano il lavoro, quando lo si cerca per la prima volta e quando lo si ricerca di nuovo perché lo si è perso per i più svariati motivi.
E poi, alla base di tutto questo, una cultura del lavoro basata sui principi della fraternità, della solidarietà, della legalità, della responsabilità sociale che promuova e difenda un’ etica nel lavoro con lo sguardo sulla persona che lavora, sui suoi valori, la sua passione, i suoi talenti; un’etica del lavoro che ponga l’attenzione su quello che la persona produce con il suo lavoro. Ed infine l’impegno per un etica sul lavoro: che comprende la legalità , la giusta retribuzione.
La vigna, per usare una metafora evangelica, è grande, la fatica tanta, ma lavorarci insieme porta abbondante frutto. A ciascuno il suo con passione, studio, impegno e competenza perchè l’approssimazione, la sciatteria, qualsiasi ruolo si ricopra, è inaccettabile.
Occorre dare slancio ad una nuova stagione politico-culturale nella quale riconnettere i diritti con i doveri, l’idea che le cose belle si conquistano con fatica e che si possono perdere se non ce ne prendiamo cura. Insieme.
5 thoughts on “Il lavoro per tutti: non un’utopia, ma un diritto e un dovere. Appunti per un possibile viaggio.”
Belle riflessioni di una mente che sa ospitare la dimensione umana.
5 thoughts on “Il lavoro per tutti: non un’utopia, ma un diritto e un dovere. Appunti per un possibile viaggio.”
Belle riflessioni di una mente che sa ospitare la dimensione umana.
Tornare alle origini per costruire il futuro!
Assolutamente, si.
Sintetico, chiaro, efficace
Grazie.