La Messa
Di seguito i link agli articoli parrocchiali legati alla Messa, e più oltre una introduzione al Sacramento.
Significato teologico
La celebrazione eucaristica ha quattro significati principali:
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Il convito, segno di unione fra Cristo e la Chiesa, come l’Ultima Cena,
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Il memoriale, ricordo e presenza di Cristo nell’attesa del suo ritorno,
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Il ringraziamento, per i doni ricevuti da Dio,
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Il sacrificio, rinnovazione incruenta del sacrificio di Cristo sul Calvario.
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Questi quattro significati principali sono intimamente legati fra loro e sono richiamati da diverse parti della liturgia. Abbastanza vivo è il dibattito teologico su quale, tra questi, sia il significato principale da attribuire alla celebrazione eucaristica.
Nell’eucaristia l’attore principale è Cristo, presente attraverso il sacramento.
È infatti Cristo l’offerta che la Chiesa attraverso lo Spirito Santo presenta al Padre in virtù della comunione che la rende «un solo Corpo» con Cristo. L’offerta di Cristo è presentata dal sacerdote, che agisce «in persona Christi» e dall’assemblea che partecipa alla celebrazione.
Tuttavia, la celebrazione non è a esclusivo vantaggio dell’assemblea, ma i frutti spirituali dell’eucaristia, che è il sacrificio di Cristo per la redenzione del mondo, sono per tutta la Chiesa, non solo per tutti i vivi, ma anche per le anime dei defunti che si trovano in Purgatorio.
Gli angeli e i santi si uniscono alla liturgia terrena che è prefigurazione della liturgia celeste con cui la Chiesa trionfante adora Dio.
Rito romano (forma ordinaria)
Altare consacrato per celebrazioni eucaristiche. Per la Chiesa cattolica rappresenta sia la mensa dell’Ultima cena sia lo strumento per rivivere la Crocifissione di Gesù
Viene qui di seguito descritta la forma ordinaria del rito romano, entrata in vigore col Messale di Paolo VI nel 1969 in applicazione delle disposizioni della Costituzione Sacrosanctum Concilium emanata dal Concilio Ecumenico Vaticano II.
La celebrazione ordinaria consiste di due parti principali: la Liturgia della Parola e la Liturgia eucaristica; esse sono così strettamente congiunte tra loro da formare un unico atto di culto. Nella messa viene imbandita tanto la mensa della parola di Dio quanto la mensa del Corpo di Cristo, e i fedeli ne ricevono istruzione e ristoro. Ci sono inoltre alcuni riti che iniziano e altri che concludono la celebrazione.
I riti di introduzione
I riti che precedono la Liturgia della Parola hanno un carattere di inizio, di introduzione e di preparazione. Scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti insieme, formino una comunità, e si dispongano ad ascoltare con fede la parola di Dio e a celebrare degnamente l’eucaristia.
Introito:
Mentre i sacerdoti accedono processionalmente all’altare, i fedeli accompagnano con il Canto d’Ingresso questo momento. Se non si canta, si può leggere l’antifona proposta dal Messale.
Saluto:
Consiste nel Segno di Croce, la formula Il Signore sia con voi (Dominus vobiscum) o simili, e la presentazione (generalmente da parte del sacerdote o del diacono) della messa del giorno, invece il Vescovo può usare la formula “La pace sia con voi”.
Atto penitenziale:
I fedeli e il sacerdote chiedono perdono per i propri peccati. Si utilizza una delle tre formule proposte: il Confesso (Confiteor), una forma responsoriale che ha inizio con l’invocazione Pietà di noi, Signore (Miserere nostri, Domine), oppure le invocazioni Signore, pietà (Kyrie, eleison).
Kyrie eleison:
Se nell’atto penitenziale non è già stata usata questa formula, vanno eseguite le invocazioni (facoltative).
Gloria:
Nelle domeniche (tranne in Avvento e Quaresima), solennità e feste, e quando è prescritto, si recita o canta l’inno Gloria a Dio nell’alto dei cieli (Gloria in Excelsis Deo).
Orazione colletta:
Introduce la messa del giorno tramite una preghiera mobile, che termina con la conclusione lunga o “trinitaria”.
La Liturgia della Parola:
La Liturgia della Parola è costituita dalla lettura di brani tratti dalla Sacra Scrittura, dall’omelia del celebrante (ove prescritta), dalla professione di fede (nelle domeniche e solennità), e dalla preghiera dei fedeli.
I testi delle letture cambiano ogni giorno e sono tratti dal Lezionario.
I testi ruotano secondo un modello di Anni Pari e Anni Dispari nelle ferie e Anni A, B, e C nelle domeniche e in alcune solennità; nella maggior parte delle solennità le letture sono le stesse tutti gli anni. Dopo la prima lettura ha luogo il Salmo responsoriale. Le letture non sono proclamate da colui che presiede, ma da altri ministri; il Vangelo è letto dal diacono, o da un altro sacerdote, o altrimenti dallo stesso celebrante principale.

Omelia:
Obbligatoria di domenica e nelle feste di precetto e raccomandata negli altri giorni in particolare nelle ferie di Avvento e Quaresima,è la spiegazione “o di qualche aspetto delle letture della sacra Scrittura, o di un altro testo dell’Ordinario o del Proprio della Messa del giorno”,ed è tenuta di solito dal celebrante.
Professione di fede:
Nelle domeniche e nelle solennità i fedeli testimoniano la propria fede recitando il Credo. Generalmente, si recita il Simbolo niceno-costantinopolitano, ma, soprattutto in Quaresima e nel Tempo di Pasqua, può essere sostituito dal più breve Simbolo apostolico.
Preghiera universale o preghiera dei fedeli. Conviene che abbia luogo a tutte le messe con partecipazione di popolo. Generalmente, il sacerdote introduce la preghiera con una breve monizione, quindi il diacono o un lettore legge o canta le singole intenzioni (l’ordine di solito è: preghiera per la Chiesa, per i governanti e per il mondo, per i tribolati, per la comunità locale), che terminano con l’invito Preghiamoː Ascoltaci, o Signore o simile (in latino Dominum deprecemur: Te rogamus, audi nos). Il popolo risponde all’invito proposto. La preghiera è conclusa da una breve orazione del celebrante.
La Liturgia eucaristica
La Liturgia eucaristica sviluppa le azioni di Gesù durante l’ultima cena in tre momenti: la preparazione dei doni, la preghiera eucaristica e la comunione.
La preparazione dei doni (offertorio)
«[V]engono recati … all’altare, talvolta in processione, il pane e il vino che saranno offerti dal sacerdote in nome di Cristo nel sacrificio eucaristico, nel quale diventeranno il suo Corpo e il suo Sangue. È il gesto stesso di Cristo nell’ultima Cena, “quando prese il pane e il calice”. “Soltanto la Chiesa può offrire al Creatore questa oblazione pura, offrendogli con rendimento di grazie ciò che proviene dalla sua creazione” [ Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 18, 4; cf Ml 1,11]. La presentazione delle oblate all’altare assume il gesto di Melchisedec e pone i doni del Creatore nelle mani di Cristo. È lui che, nel proprio Sacrificio, porta alla perfezione tutti i tentativi umani di offrire sacrifici.»
Seguono poi il lavabo, rito con cui il sacerdote prega di essere purificato dai peccati, mentre si lava le mani, quindi l’invito alla preghiera da parte del sacerdote cui il popolo rispondeː Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa, e l’orazione sopra le offerte.
La preghiera eucaristica:
Azione di grazie (prefazio). Variabile a seconda della “diversità del giorno, della festa o del Tempo”.
Acclamazione:
Santo (Sanctus), cantato da tutta l’assemblea.
Epiclesi:
Consiste nell’invocazione dello Spirito Santo sulle offerte affinché diventino realmente corpo e sangue di Gesù Cristo. L’assemblea si inginocchia mentre il sacerdote recita l’epiclesi e resta inginocchiata per tutto il racconto seguente.
Racconto dell’istituzione e consacrazione. Il sacerdote consacra le offerte pronunciando le parole di Gesù durante l’ultima cena, mentre alza l’ostia e il calice. Segue un’invocazione dell’assemblea, generalmente Annunziamo la tua morte, Signore… (Mortem tuam annuntiamus, Domine…) introdotta dal sacerdote con le parole Mistero della fede (Mysterium fidei).
Anamnesi:
Vengono commemorate la passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo di Cristo.
Offerta:
La Chiesa offre a Dio, per mezzo dello Spirito Santo, la vittima immacolata.
Intercessioni per i vivi e per i defunti.
Dossologia:
La formula conclusiva, Per Cristo, con Cristo e in Cristo… (Per ipsum et cum ipso et in ipso…) al termine della quale il popolo dà il proprio assenso acclamando Amen.
Esistono diverse preghiere eucaristiche. L’Ordinamento Generale del Messale Romano disciplina l’uso delle Preghiere I, II, III, IV. La Preghiera Eucaristica I, detta anche Canone Romano, si può sempre usare; la II è “più indicata per i giorni feriali o in circostanze particolari”; la III è preferibile “nelle domeniche e nei giorni festivi”; la IV si può dire “quando manca un prefazio proprio e nelle domeniche del tempo ordinario”.
Nell’appendice all’Ordo Missae del Messale Romano, Editio Typica Tertia, si trovano inoltre le Preghiere Eucaristiche “della riconciliazione” I e II, e la Preghiera Eucaristica V che si può usare “nelle messe per varie necessità”.
Tutte le preghiere eucaristiche in uso configurano un’unica azione eucaristica-sacrificale, espressa in parole, gesti e preghiere dal sacerdote; l’assemblea è invitata ad unirsi all’azione del celebrante, in quanto egli dice: “Rendiamo grazie al Signore nostro Dio” (Gratias agamus Domino Deo nostro); “È cosa buona e giusta” (Dignum et iustum est) ed attende che essa ratifichi la propria preghiera con l’Amen.
I riti di comunione:
Preghiera del Signore. Dopo una breve introduzione del sacerdote, tutti recitano o cantano il Padre Nostro (Pater Noster), tratto da Matteo 6,9-13, al termine del quale il sacerdote recita l’embolismo Liberaci, o Signore… (Libera nos, quaesumus, Domine), al quale il popolo risponde con la dossologia Tuo è il regno… (Quia tuum est regnum…)
Rito della pace. Introdotto da una breve orazione del celebrante, segue l’invocazione affinché la pace di Dio sia sul popolo e quindi, secondo opportunità,[24] lo scambio di un segno di pace secondo gli usi locali (a seconda di quanto stabilito dalle Conferenze Episcopali), in modo sobrio.
Frazione del pane. In maniera visibile a tutti, il sacerdote compie tale azione ed esegue l’immistione di una piccola porzione dell’ostia nel calice a significare “l’unità del Corpo e del Sangue di Cristo nell’opera della salvezza”[26]. Nel mentre si dice o si canta l’Agnello di Dio (Agnus Dei).

Comunione:
Con una preghiera silenziosa il sacerdote si prepara alla propria comunione, quindi presenta l’Agnello di Dio, dice insieme con l’assemblea Signore, non sono degno… (Domine, non sum dignus…) e comunica sé stesso (mentre inizia il canto di comunione[27]) e i ministri. Dopodiché ha luogo la distribuzione della Santa Comunione ai fedeli che ne hanno le debite disposizioni.
Orazione dopo la comunione.
Orazione recitata dal sacerdote con la conclusione breve.
I riti di conclusione
Comunicazioni o avvisi al popolo.
