La nostra storia
“Siate buoni catechisti; convertitemi tutta questa gente di Monteverde … fate bene il catechismo e poi vi faccio parroci di Roma” (Notizie raccontate da Padre Luigi Grossi, 1913)
Le profonde Radici


La chiesa di Regina Pacis fu inaugurata l’11 aprile 1942, ma la storia della nostra parrocchia ha origini più lontane. Come si presentava Monteverde nei primi anni del ‘900?
Detto anche “Monte d’oro” per via delle sfumature di volta in volta verdastre o dorate del tufo che costituiva il suo substrato, nell’anno 1900 il XII quartiere di Roma era una collina percorsa solo da qualche vecchia strada rurale.

A seguito del piano regolatore del 1909, destinato a cambiare il volto della città, iniziò la prima espansione urbana del quartiere, caratterizzato dai tipici villini liberty con giardino, che ancora oggi ammiriamo.
Essa vide sorgere abitazioni di carattere sia signorile che popolare, chiese e strade. Insieme ad uno sviluppo edilizio e sociale tanto serrato, andava nascendo parallelo un forte senso identitario di quartiere, quasi che Monteverde fosse più un paese a sé stante che un quartiere parte di una capitale.
Verso la costruzione
Era il 1913 quando l’allora Santo Padre, Papa Pio X, affidò ai Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione (C.R.I.C.) la cura pastorale della comunità cristiana nel nuovo quartiere di Monteverde, che si edificava rapidamente tra prati e vigneti accanto al Gianicolo, oltre le mura di Urbano VIII. Nella zona, i C.R.I.C. avevano già il loro studentato.
Nel 1914, Padre Delaroche, superiore generale della comunità (dal 1912 al 1936), acquistò per 14 lire il terreno sul quale sarebbe sorta la nuova chiesa. L’11 luglio dell’anno successivo, dove oggi si trova il campetto dell’oratorio, fu inaugurata la nostra prima chiesa.

Al termine del primo conflitto mondiale, il nuovo Pontefice, Benedetto XV, proseguì sulla strada tracciata dal suo predecessore, Pio X. Egli conservava un attaccamento particolare per Monteverde, quartiere che lo accolse più volte per lunghe passeggiate quando ricopriva la carica di Sostituto della Segreteria di Stato. Già per la cappella provvisoria, infatti, si prodigò in diversi doni. A lui si deve l’intenzione di dedicare la futura chiesa all’Immacolata “Regina della Pace”.
Tutte le attività dell’epoca, come le messe domenicali, il catechismo e l’oratorio per i ragazzi il giovedì e la domenica erano affidate a Mons. Pisani e alla parrocchia di Santa Maria in Trastevere, da cui dipendeva ufficialmente il nostro quartiere.
Con la crescita del quartiere e il conseguente aumento della popolazione, si sentì la necessità di costruire una chiesa più capiente. Padre Delaroche riprese il progetto precedente la guerra, al quale fu aggiunta una cripta in ricordo delle vittime della prima guerra mondiale.

Con l’approvazione di Papa Pio XI, il 29 marzo 1925 il Cardinal Pompili pose la prima pietra. Appena un anno più tardi (maggio 26), però, i lavori si interruppero per mancanza di fondi e ripresero solo nel ’31, grazie anche all’intervento diretto del pontefice.

La Chiesa viene ultimata

Per arrivare alla costruzione definitiva della chiesa occorre però un ultimo sforzo economico; la Santa Sede, nel marzo del 1931 acquistò l’intero complesso e ne assunse la direzione; i lavori iniziarono nel 1940, sul progetto dell’architetto italiano Tullio Rossi (1903-1995), tra i più importanti progettisti di nuove chiese a Roma.
Era l’11 aprile 1942 il giorno in cui la nostra nuova chiesa venne inaugurata.
Pochi anni dopo, nel 1949, ad opera del maestro Silvio Novaro, fratello del parroco, fu inaugurato il mosaico che raffigura la Vergine Maria, regina sul trono, con in braccio il Bambino Gesù, opera che trae ispirazione dalle Vergini bizantine. Maria e Gesù, tengono insieme una lunga croce sottile la cui estremità trafigge il serpente.

Nel 1954 l’opera verrà ultimata, e la Regina del Cielo sarà attorniata da sei Santi rappresentanti le categorie che la onorano nel Cielo. Santo re Davide, re dei patriarchi, antenato di Gesù, al quale fu promesso che il Messia sarebbe stato un suo discendente; Isaia, re dei profeti, che profetizzò la nascita del Messia da una Vergine; San Giovanni, l’apostolo al quale Gesù morente affidò Sua madre; San Tarcisio, giovane romano, re dei martiri, martire dell’Eucarestia, che cadde sotto i colpi dei suoi nemici per proteggere dalla profanazione il pane eucaristico che portava tra le mani; San Pio X, re dei confessori, figura tra le più importanti nella storia della nostra parrocchia, canonizzato nello stesso anno; infine, Santa Maria Goretti, regina delle vergini, che subì il martirio per difendere la sua purezza.
I decenni centrali
Parallelamente allo sviluppo socioeconomico che interessò tutta l’Italia negli anni 50 e 60, la parrocchia di Santa Maria Regina Pacis continuò nella sua espansione e nella fervente attività pastorale. Nel 1956 Padre Antonio Novaro ricevette dal Grande Rabbino di Roma un diploma di gratitudine per avere ospitato, di notte per un mese, una trentina di ebrei durante l’occupazione nazista.
Nel 1959 l’Italia si consacrò al Cuore Immacolato di Maria e Regina Pacis lo volle immortalare con 22 quadri sulla vita di Maria che formano un solo affresco esteso sull’intera navata centrale della chiesa. L’opera venne distrutta nell’incendio del sabato santo del 1980 sviluppatosi in una sala vicino all’abside. Si registrarono notevoli danni provocati dal fumo. Per un periodo si ritornò a celebrare l’Eucarestia nella cripta; fu un’occasione, però, di unione e solidarietà tra i parrocchiani che contribuirono con generosità alla ricostruzione.
Nel 1969, con decreto di Papa Paolo VI, la chiesa parrocchiale Regina Pacis è stata elevata alla dignità di titolo presbiterale cardinalizio, per due motivi: per la necessità di creare nuovi titoli visto l’aumento dei cardinali, e per la riconosciuta bellezza della struttura, come una delle più belle della
Giovanni Paolo II a Regina Pacis

Il 23 gennaio 1983 fu per la nostra comunità un giorno di festa, con la visita del pontefice Giovanni Paolo II, nel costante impegno di visita pastorale nelle parrocchie romane che ha caratterizzato il suo pontificato. Particolarmente significativo il passaggio dell’omelia nel quale il Santo Padre espresse una parola di plauso e incoraggiamento verso tutti i collaboratori della vita parrocchiale.
